DIRITTI

Il “Sindaco” Tronca privatizza gli asili nido pubblici di Roma

Dei circa 75.000 bambini che nell’anno scolastico 2014/2015 avrebbero potuto frequentare l’asilo nido a Roma, hanno usufruito del servizio offerto dal circa 22.000 bambini (Dati ISTAT e DUP 2016/2018 di Roma Capitale).

Sarebbe sufficiente questo per potersi già fare una idea di quanto complicata sia la vita dei genitori romani, ma alcuni tra questi si sono messi in rete, formando un gruppo chiamato Ge.Ro.Ni.Ma. (Genitori Roma Nidi Materne) e da un anno provano a studiare, capire, analizzare per risolvere i problemi che oggi, di fatto, rendono l’accesso e la fruizione dell’asilo nido, una fortuna di pochi.

In un’epoca in cui i settori di maggiore impiego di persone sono quello dei servizi e il terzo settore, è paradossale che manchi proprio il supporto di un servizio educativo pubblico e comunale; ed è proprio sui servizi educativi che il comune di Roma, negli ultimi quindici anni, ha portato avanti un’opera di progressivo smantellamento, apparentemente con lo scopo di ampliare e migliorare l’offerta, ma nel concreto diminuendo in maniera costante le risorse economiche del comparto e individuandolo sempre di più come una voce di spesa da contenere se non da eliminare del tutto.

Da O.N.M.I. Opera Nazionale Maternità e Infanzia del 1925 fondata da Mussolini, al tanto agognato 1971, quando con la legge 1044 si aprirono i primi veri asili nido così come noi oggi li conosciamo, nell’impianto e nella visione, tanti esperti di infanzia, tanti pedagoghi, pediatri, psichiatri e psicologi infantili, nonché centinaia di migliaia di donne che hanno dedicato la loro vita al lavoro di educatrice, ci hanno consegnato una eccellenza, un tesoro invidiato da tutto il mondo civile, un baluardo per la cura e l’educazione dei piccoli da 0 a 3 anni.

È vero, molti genitori ricorrono, o tentano di ricorrere, al servizio come si farebbe con un parcheggio, ma la maggioranza sa quale bene assoluto possa portare al bambino o alla bambina la frequenza di una struttura educativa dove, oltre le necessarie cure e pratiche di accudimento, riceve dalle educatrici che li accoglie e dai compagni con cui condivide le attività, i giochi, gli ambienti e il cibo, quei pilastri dell’educazione che lo/la caratterizzerà per tutto il resto della vita: le regole del vivere in comunità, il rispetto per se stessi ma soprattutto per gli altri, la condivisione, l’autonomia e l’autostima.

Questa premessa reca con sé il peggiore dei giudizi che si possano esprimere su chi ha governato la città negli ultimi anni. La cecità assoluta nel prestare attenzione al contenitore e non al contenuto, il desiderio di sentirsi moderni pensando ai bambini e alle famiglie come utenti prima e clienti dopo, ma mai come portatori di un diritto, quello all’educazione, a partire dal primo livello del servizio educativo e scolastico, quello che oggi si individua nel sistema 0-3, ha portato indietro la città di Roma di un secolo.

Recentemente i quotidiani nazionali e non, hanno dato particolare attenzione al Documento Unico di Programmazione Economica per il biennio 2016-2018, nel quale si dichiara la volontà del Comune di Roma di aumentare di quindici unità gli asilo nido gestiti da privati. I giornali hanno presentato il dato, non smentibile, come frutto di una decisione partorita dal commissario Tronca, il cui ruolo e i cui compiti sembrano essere stranamente più simili a quelli di un sindaco in carica che a quelli di un reggente temporaneo che garantisce l’ordinaria amministrazione. In realtà, il commissario Tronca ha esclusivamente portato avanti la linea programmatica avviata da Veltroni, passata poi da Alemanno a Marino e basata sullo spostamento progressivo dell’equilibrio tra strutture gestite direttamente dal comune e strutture gestite a vario titolo dai privati, a tutto beneficio di questi ultimi.

Il così detto Sistema Integrato, che era stato presentato come una geniale gestione dell’offerta al cittadino di un servizio di asilo nido controllato dal Comune, dotato di alti standard con delle rette pari a quelle del servizio a gestione diretta, in realtà si è rivelato l’inizio di una vertiginosa discesa della qualità del servizio stesso, in particolare di quello a gestione diretta, che il comune ha sempre più lasciato in dietro nella pianificazione, nel bilancio, nella gestione.

Tutti coloro che hanno rivestito ruoli amministrativi dentro il Dipartimento delle politiche educative e scolastiche e dentro i Municipi, e quelli che hanno avuto incarichi politici, dagli assessori ( esonerando Rossi Doria per ovvie ragioni di tempo ) ai consiglieri nelle commissioni scuola, hanno contribuito allo stato attuale di disfacimento degli asili in senso organizzativo e strutturale.

Ge.Ro.Ni.Ma. come altre realtà partecipate a livello cittadino, che continuamente rivolgono appelli accorati alle istituzioni, avverte che è arrivato il momento di interrompere questo processo involutivo, in cui si legge un disegno generale di cancellazione dei diritti, che sta colpendo anche il futuro che questi bambini e bambine rappresentano, per tutti, non solo per le famiglie in cui sono nati ma per l’intera società che se ne dovrebbe prendere cura davvero. In questo periodo dell’anno si redige il bando per l’iscrizione agli asili nido per il prossimo anno scolastico.

L’obiettivo immediato di Ge.Ro.Ni.Ma. È partecipare attivamente a questo processo per evitare che si faccia un’operazione “copia e incolla” di quello precedente, e per chiedere di apportare importanti modifiche ai criteri di accesso sostiene, per punti:

– eliminare la discriminante della condizione lavorativa dei genitori, senza favorire solo i genitori entrambe lavoratori, in vantaggio rispetto ai monoreddito;

– ampliare la scelta dei nidi al di là dei confini amministrativi del Municipio prediligendo un criterio di prossimità territoriale nel senso letterale della parola;

– mese di luglio inserito nel periodo di ordinario funzionamento.

Queste modifiche non risolverebbero ogni problema, ma priverebbero il Comune di uno degli alibi dietro i quali si nasconde per giustificare la ragionevolezza della decisione di non ampliare il numero delle strutture, il calo delle iscrizioni, salvo poi asserire l’esatto contrario nel DUP, sostenendo che a causa delle numerose richieste inevase necessitano nuovi posti che però il comune non può gestire direttamente per i costi elevati e giustificando così la cessione ai privati delle strutture.

Secondo Ge.Ro.Ni.Ma. queste modifiche, seppur minime, rappresenterebbero un segnale di radicale cambiamento di prospettiva con cui si guarda all’importanza dell’accesso all’istruzione, oltre che l’inizio di una ricostruzione di un rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini. Non dimentichiamo inoltre che, in questa situazione penosa, i diritti ad essere calpestati non sono solo quelli dei bambini e dei genitori, ma anche delle migliaia di lavoratrici alle dipendenze del comune e di piccoli privati che boccheggiano senza i trasferimenti dal comune, che non sanno cosa accadrà del loro posto di lavoro l’anno prossimo, a loro Ge.Ro.Ni.Ma. esprime tutta la solidarietà possibile come genitori e cittadini.

Ge.Ro.Ni.Ma.

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*Tratto da Zeroviolenza