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I Confini del diritto: istituzioni e antagonismo

La presentazione e il programma del ciclo seminariale che si terrà a Roma […] in diverse sedi promosso da: Istituto Svizzero di Roma, Libera Università Metropolitana, Fondazione Lelio e Lisli Basso Issoco, Centro per la Riforma dello Stato, Dipartimento di Scienze Giuridiche della Sapienza.

Giovedì 5 febbraio, alle 17.30, presso Villa Maraini, sede dell’Istituto Svizzero di Roma, in via Ludovisi 48, il primo incontro su “Il federalismo oltre lo Stato”, con Giuseppe Duso e René Rhinow.

A seguire il testo di presentazione e il programma degli incontri

Un sentiero di ricerca nella città di Roma

Le istituzioni educative, culturali, artistiche sono poste oggi di fronte alla sfida di ripensare radicalmente i propri confini, fisici e disciplinari. La crisi ci ha mostrato, in questi anni, l’importanza della produzione di spazio. Contrariamente a chi lo aveva dipinto come liscio e attraversato soltanto da flussi, lo spazio globale si presenta segmentato, frammentato, continuamente riassemblato: zone economiche speciali, nuove enclave, inedite configurazioni istituzionali, linee transnazionali della produzione di sapere. Ad aver subito una profonda trasformazione non è solo lo spazio inteso nella sua fisicità, ma il significato e la funzione che storicamente gli sono stati assegnati nei processi conoscitivi così come nell’organizzazione del potere su scala globale. Lo spazio non si presenta più come una premessa, un a priori o un contenitore. Sul piano strettamente giuridico, esso non è più uno schema rappresentativo o un mero campo di vigenza della norma statale. Lo spazio acquista una funzione produttiva, meglio, è causa ed effetto di una continua attività di produzione. Anche le istituzioni, a ogni livello, sono investite da questa dinamica. Le istituzioni educative, come quelle artistiche, hanno da tempo superato i confini del campus o del museo. Nella valorizzazione del sapere, non conta solo ciò che si produce, ma anche la sua estensione nello spazio e lo spazio che si crea producendo. Ecco perciò che la produzione di spazio diventa una posta in gioco decisiva per l’attività di ricerca e per la stessa teoria critica. Detto altrimenti, lo spazio è nello stesso tempo un importante oggetto di ricerca e uno degli esiti di tale attività.

Muovendo da tali considerazioni, diverse istituzioni, formali e informali, che abitano la città di Roma, hanno deciso di federarsi per tracciare un sentiero di ricerca. Federarsi per produrre, nella città, uno spazio del “tra” delle istituzioni, con l’ambizione di rimettere a verifica criticamente i confini di una disciplina, il diritto, e nello stesso tempo decostruire gli stessi confini che perimetrano tradizionalmente le istituzioni e che le spingono all’autoreferenzialità, separando la loro attività formativa e di ricerca dal tessuto urbano, dalle sue contraddizioni e dalle sue tensioni. Indagare il lato spaziale del diritto e realizzare un nuovo ambito di ricerca, intrecciando saperi in luoghi pubblici diversi, sperimentando modalità differenti di incontro, dal confronto “a due” alla tavola rotonda. Oltre all’evento pubblico, grande attenzione è data ai momenti di approfondimento e di preparazione ai vari incontri: un laboratorio sul diritto da intendere come un modo, tra gli altri, per ridisegnare la città che abitiamo.

I confini del diritto. Istituzioni e antagonismi

La ricerca nasce con l’intento di tornare ai fondamenti di alcuni concetti e problematiche che attraversano i conflitti del tempo presente, a partire dall’uso che i movimenti sociali hanno fatto del linguaggio e degli strumenti del diritto. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un’inedita combinazione tra la dimensione delle pratiche − sociali, politiche, artistiche − e la sfera giuridica. Una combinazione che ha prodotto un doppio movimento. Da un lato le pratiche hanno tentato di risignificare il campo del diritto, mostrandone il suo lato potenzialmente produttivo: si pensi alle tante esperienze di lotta per i commons e per il diritto alla città, dove l’ambizione è stata quella di immaginare ex novo istituti e istituzioni, oltre il paradigma della proprietà, e di immaginare lo spazio urbano come il luogo dove è possibile imprimere un segno democratico ai processi di urbanizzazione. Dall’altro, la scienza giuridica più avveduta, posta di fronte a tali insistenze, si è dovuta inoltrare al di là dei confini disciplinari, lasciandosi così alle spalle l’inaridente prospettiva del formalismo e della dogmatica.

Per questa ragione oggi il diritto, meglio, l’uso del diritto, costituisce un nuovo e fertile sentiero di ricerca. L’uso che del diritto si fa oggi si discosta sensibilmente da quello che se ne poteva fare qualche decennio addietro, non solo per il carattere propriamente costituente e non strumentale assunto dalle pratiche, ma anche per le profonde trasformazioni che hanno investito la dimensione giuridica. Il diritto non può più essere definito, com’è stato per circa due secoli, attraverso l’identità con una forma istituzionale determinata, lo Stato, e con una forma giuridica esclusiva, la legge. Lo Stato sembra aver perso quel duplice monopolio, della produzione di diritto e della forza legittima, che lo rendeva sovrano. La gerarchia delle fonti di produzione del diritto sembra essersi spezzata, scomposta, frammentata, verso l’alto e, insieme, verso il basso. Al suo posto troviamo una vera e propria eterarchia. Queste imponenti trasformazioni ci spingono a tornare ad alcuni concetti-chiave del lessico politico e giuridico della modernità: Stato, federalismo, democrazia, cittadinanza, costituzione, governo. Concetti-chiave che si pongono già su una zona di confine, o di indiscernibilità tra un dentro e un fuori, della scienza giuridica. Per essere colti nella loro intensità, necessitano di uno sguardo ampio, capace di muoversi tra la teoria politica e la storia, la geografia urbana e la sociologia, l’economia politica e la teoria costituzionale. L’uso del diritto, così inteso, ci permetterà di indagare le pratiche non solo nella loro dimensione orizzontale ed estensiva, ma anche sul piano verticale, provando a cogliere il nesso tra produzione di soggettività e dinamiche di articolazione del potere.

Ecco perché occorre indagare i confini del diritto. Anche qui la parola confine sarà assunta in un duplice senso: confine fisico e disciplinare. Da un lato, la spazialità del diritto sarà un tema costante che attraverserà la ricerca. Si pensi al federalismo, da intendere come una specifica modalità di riorganizzazione dello spazio politico e giuridico, in grado di rimettere in discussione l’interno e l’esterno della sovranità. O alla cittadinanza, sottoposta oggi alla tensione tra la sua intrinseca vocazione universalistica e le differenze introdotte dai dispositivi di controllo delle popolazioni (la cittadinanza europea è un esempio in tal senso molto appropriato). Si pensi, ancora, ai confini fisici, che perdono progressivamente il carattere di “fissità” che li legava al territorio dello Stato-nazione, per divenire mobili, modulari, flessibili (di nuovo l’Europa come esempio paradigmatico, dove il limes esterno non coincide con i confini dei Paesi membri). Del resto, sono proprio i movimenti ad aver fatto emergere la “questione spaziale” come una posta in gioco decisiva della politica contemporanea, con l’occupazione delle piazze, delle strade e dei parchi, da Puerta del Sol a piazza Taksim. Pratiche di lotta da intendere come riappropriazione di luoghi dove sperimentare democrazia.

Nello stesso tempo, come si è detto, si tratterà di indagare gli stessi confini disciplinari del diritto. Qui il diritto non potrà che essere colto nella sua dimensione intrinsecamente politica, andando oltre la formula divisoria, tipica della dottrina giuridica liberale, tra Stato e società. Formula che ha permesso la riduzione della politica all’interno dei confini istituzionali dello Stato e l’omologazione dei processi sociali a quelli statali. Cosa accade oggi che lo Stato non detiene più il monopolio di tali processi? Come si riconfigura il ruolo delle costituzioni e del costituzionalismo in tale contesto? La frammentazione del giuridico apre nuove possibilità di emancipazione o al contrario è mero elemento “regressivo”, utile solo all’incessante azione del capitale finanziario?

Si tratta di interrogativi a cui dare risposte, seppur parziali, nel corso dei lavori. Se è vero che tutto ciò che abbiamo conosciuto − le istituzioni, i dispositivi rappresentativi, le procedure della legittimazione − attraversa una crisi irreversibile, è vero anche che l’epoca presente non ha ancora trovato le forme politiche adeguate per rispondere a un tale mutamento. La ricerca diviene allora un lavoro di immaginazione politica.

Programma

Il federalismo oltre lo Stato

Giuseppe Duso, René Rhinow

giovedì 5 febbraio, ore 17.30

Istituto Svizzero di Roma

via Ludovisi 48

Lo stato dello Stato

Giacomo Marramao, Antonio Negri, Pierangelo Schiera

giovedì 12 marzo, ore 17.30

Esc Atelier Autogestito

via dei Volsci 159

La cittadinanza oggi

Étienne Balibar, Pietro Costa

mercoledì 1 aprile, ore 17.30

Fondazione Lelio e Lisli Basso Issoco

via della Dogana Vecchia 5

Il ruolo delle Costituzioni tra storia e diritto

Maria Rosaria Ferrarese, Luigi Lacchè, Gunther Teubner

giovedì 23 aprile, ore 17.30

Facoltà di Giurisprudenza,

La Sapienza Università di Roma

piazzale Aldo Moro 5

Il laboratorio dell’America Latina. Movimenti, governi e pratiche del comune

Luigi Ferrajoli, Sandro Mezzadra

giovedì 7 maggio, ore 17.30

Biblioteca del Senato della Repubblica

piazza della Minerva 38

Democrazia diretta, democrazia rappresentativa, processi costituenti

Hanspeter Kriesi, Chantal Mouffe, Raúl Sánchez Cedillo

venerdì 26 giugno, ore 17.30

Istituto Svizzero di Roma

via Ludovisi 48

Altre info sul sito del seminario