MONDO

#GazaUnderAttack, escalation di sangue

Almeno 120 morti palestinesi in un solo giorno, raso al suolo il sobborgo di Gaza City Sajaya. Continua ad aumentare il numero degli sfollati (almeno 80.000) mentre Gaza è al collasso senza beni di prima necessità.

Fermiamo il massacro: giovedì 24 luglio ore 18 a Roma corteo da Piazza Vittorio. Leggi l’appello della manifestazione.

Ormai è chiaro che l’offensiva isrealiana potrebbe non risolversi in pochi giorni o settimane, quale che sia il prezzo di distruzione e vite umane. Netanyahu su questo punto è stato decisamente eloquente. Ma quali sono gli obiettivi del governo d’Israele? Probabilmente indebolire Hamas dopo aver rotto il governo d’unità nazionale, conquistare manu militari e annichilendo l’opposizione interna l’allargamento degli insediamenti coloniali, facilitare la governace dell’apartheid infliggendo un duro colpo alle organizzazioni della resistenza.

E se la giornata di ieri segna un’escalation nella distruttività del conflitto in corso, tanto che anche l’Onu è arrivata a chiedere un cessate il fuoco e l’Unchr ha lanciata l’allarme umanitario per gli sfollati dalle proprie case, la comunità internazionale nei fatti continua a stare a guardare. Abu Mazen dal canto suo, in nome di un’Autorità nazionale palestinese sempre più debole e corrotta gli occhi della popolazione, continua a girare come una trottola per la regione cercando mediatori internazionali e soluzioni diplomatiche con scarsi risultati.

Intanto in Israele cresce il clima d’odio nei confronti degli arabi, con campagne virali sui social network in migliaia di civili isrealiani invitano allo sterminio di tutti gli arabi. Un clima che si alimenta a vicenda tra settori della società palestinese e i suoi rappresentati politici, come Aylet Shaked, membro della Knesset, che su Facebook si lasciata andare a dichiarazioni shock contro i palestinesi, invitando a “sterminare le madri” di modo che non mettano al mondo nuovi terroristi. Così come fanno capire i sentimenti di una parte consistente della popolazione israeliana, quei cittadini che sorridendo tra un selfie e l’altro sorseggiano birra ammirando i bombardamenti dalla collina di Sderot.

Di fronte a tutto questo è necessario rompere l’ipocrisia. È inutile e superficiale indignarsi e pubblicare il video di bambini di sei anni arrestati senza nessuna vergogna da impassibili soldati israeliani, se poi i principali giornali e politici nazionali tendono a giustificare continuamente il comportamento di Israele. Israele infrange di continuo il diritto e le risoluzioni internazionali e di conseguenza la comunità internazionale dovrebbe comminare sanzioni ed isolarla. Ma sappiamo bene che non andrà così. Allora tocca a noi inceppare la macchina di guerra, costruire momenti di appoggio e solidarietà con la popolazione palestinese, così come dell’opposizione isrealiana.

Per questo giovedì 24 luglio dobbiamo essere in tanti e tante a sfilare per Roma in corteo, perché non basta pubblicare le foto dei bambini morti, ne vogliamo rassegnarci all’impotenza di fronte al razzismo, l’apartheid e la guerra.

Restare umani oggi più che mai vuol dire lottare, non rinunciare a parteggiare, agire.