ROMA

Emergenza rifiuti: la lotta dei cittadini contro il Tmb Salario

Emergenza rifiuti per decine di migliaia di cittadini che vivono alla periferia Nord-Est di Roma vuol dire i miasmi del Tmb di via Salaria e paura per la salute. La parola ai comitati che si battono per la sua chiusura

Emergenza rifiuti, per migliaia di cittadini dei quartieri di Villa Spada e Fidene, in III Municipio vuol dire essere asfissiati dalla puzza proveniente dal Tmb di via Salaria. La fragilità del ciclo dei rifiuti della capitale, si riflette anche nei disagi e nella paura per la propria salute, dei cittadini di questi quartieri alla periferia Nord-Est di Roma. Quando i rifiuti si cominciano ad accumulare per strada (come accaduto nel maggio 2017 o nel luglio del 2016), l’impianto lavora a pieno regime e i miasmi si fanno soffocanti.

Da anni i cittadini di Fidene e Villa Spada, riuniti in diversi comitati, si battono per la chiusura di quel mostro con cui hanno imparato a fare i conti. L’ultimo piano industriale di Ama prevede la chiusura nel 2020, mentre l’ex assessora all’Ambiente Paola Muraro ne aveva promesso la “riconversione: non sarà più un Tmb e diventerà un polo tecnologico. Da qui usciranno materiali, quindi ‘end of waste’ e sarà il fiore all’occhiello di Roma”. La precedente giunta di Ignazio Marino aveva promesso la chiusura addirittura nel 2015.

Proprio Paola Muraro ora risulta indagata per gli anni in cui era consulente di Ama, indagine che ha portato alle sue dimissioni, e supervisionava proprio gli impianti Tmb di Salario e Rocca Cencia. Per il pm Alberto Galanti, al posto di un portone a ‘impacchettamento rapido’, veniva sostituito con un telo di pvc, aiutando così la dispersione degli odori, ma soprattutto diverse le irregolarità nella produzione di Cdr (combustibile da rifiuti) e di Fos (frazione organica stabilizzata) che presentava tracce di carbonio, manganese e fluoruri. Negli impianti sono stati inoltre trattati rifiuti speciali non autorizzati.

Ma di cosa si occupa un impianto Tmb (Trattamento meccanico biologico)? Qui vengono trattati a freddo rifiuti indifferenziati, grazie alla combinazioni di procedure meccaniche e l’azione di processi biologici (compostaggio e digestione anaerobica). La frazione umida viene separata dalla frazione secca. La frazione umida viene destinata al Fos, mentre la frazione secca (carta, plastica, vetro, materiale inerte e quant’altro), viene trasformata in Cdr, ovvero combustibile destinato agli inceneritori. In tutto i Tmb in funzione nella capitale sono quattro: due di proprietà di Ama Salario e Rocca Cencia, e due di proprietà della Co.La.Ri. di Manlio Cerroni, denominati Malagrotta 1 e 2.

Come è noto Roma non riesce a trattare e smaltire da sola i rifiuti che produce, mandandone una quota porta anche in altre regioni e all’estero. L’immondizia giornaliera non differenziata raggiunge le circa 3000 tonnellate, di cui solo 2250 vengono trattate nei Tmb della città. Quando il sistema va in sofferenza vista la sua strutturale fragilità, come nelle scorse settimane, l’immondizia si accumula e all’interno del Tmb Salario (definito non a caso una ‘discarica temporanea’), si accumulano fino a 20.000 tonnellate di rifiuti: una vera e propria bomba ecologica in un’area densamente popolata.

Ultimamente anche la Cgil ha denunciato le condizioni di lavoro all’interno dell’impianto, denunciando incidenti e condizioni di lavoro pericolose per gli operai dell’Ama che vi lavorano. Lo scorso 27 aprile l’episodio più grave, con il distacco di un pannello del controsoffitto la cui caduta poteva avere conseguenze tragiche.

Mentre la politica continua ad accapigliarsi sul ciclo dei rifiuti della capitale, perennemente in emergenza, comitati e cittadini si interrogano sulle conseguenze sulla loro vita. E una cosa è certa: l’impianto Tmb di via Salaria deve chiudere al più presto. Servono impegni chiari e un cronoprogramma preciso in tal senso come richiesto da chi vive in ostaggio dei miasmi e si interroga ogni giorno sulle conseguenze per la salute. Solo ieri – giovedì 18 maggio – i carabinieri del Noe hanno fatto visita all’impianto su indicazione della Commissione ecomafie del parlamento.

 

*Il Gruppo inchiesta del Lab! Puzzle, è uno dei gruppi tematici di lavoro attivi all’interno dell’assemblea dello spazio autogestito di via Monte Meta al Tufello, con l’obiettivo di mappare, capire e scoprire il territorio del III Municipio. Vogliamo creare saperi dal basso per metterli a disposizione di tutti e cambiare in meglio i quartieri dove abitiamo, viviamo, lavoriamo.