Dossier: SCuP contro la speculazione

1. Cosa è Scup!

Scup è l’acronimo di sport e cultura popolare. Precari, disoccupati, istruttori sportivi qualificati occupano in data 12 maggio 2012 uno stabile abbandonato in via Nola 5. Qui adesso sorge uno centro sportivo e culturale per il quartiere e la città. Lo sport che in questi anni è stato un viatico di speculazione, come abbiamo visto per i mondiali di nuoto ad esempio, diventa l’argine ai profitti e un bene comune.

I servizi di Scup:

Una palestra con 10 corsi per bambini adulti e anziani tenuti da istruttori qualificati;

Una osteria popolare;

Una web radio e un laboratorio multimediale;

Uno spazio bimbi con corsi e ludoteca;

Una biblioteca con 7.000 volumi, una aula studio e corsi di lingua;

Un mercato di artigiani e produttori la prima domenica di ogni mese;

Un laboratorio di progettazione;

Spazio gratuito per riunioni, seminari e dibattiti

Sportello di ascolto psicologico;

2. La storia dello stabile

Lo stabile di via Nola (superficie lorda di 2.507,70 metri quadri) è stato fino al 2004 una motorizzazione civile di proprietà del Ministero dei Trasporti. Nel dicembre del 2004 lo stabile è stato conferito in un fondo immobiliare ( per conferma http://www.fondoimmobilipubblici.it/immobili/scheda_immobile_in_vendita.php?cod=RMB053901&num_regione=13), che si chiama Fondo immobili pubblici, ideato da Tremonti e realizzato da Domenico Siniscalco. Una manovra di cartolarizzazione finalizzata alla valorizzazione e vendita degli stabili pubblici. Infatti, FIP è stato il primo fondo di investimento promosso dalla Repubblica italiana nell’ambito di un più ampio processo di valorizzazione promosso dal MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) attraverso il trasferimento/apporto di beni immobili a fondi comuni d’investimento immobiliare. Il fondo è gestito dalla sgr Investire Immobiliare, di cui uno degli azionisti principali è la Banca Finnat di Gianpietro Nattino e la holding familiare di Gilberto Benetton, entrata al 20%.

Il 29 dicembre 2004 (“Data di Apporto/Trasferimento”), il FIP è diventato proprietario del Portafoglio, che comprendeva inizialmente 394 immobili ad uso “non residenziale” e generalmente sede di uffici locali di Ministeri, Agenzie Fiscali ed Enti Previdenziali, per un valore di 3,7 miliardi. Nel momento dell’apporto il FIP ha stipulato un contratto di locazione con l’agenzia del Demanio. Da quel momento il ministero non solo ha perduto un bene, ma da quel momento l’agenzia del demanio ha iniziato a pagare un affitto: Un canone annuo di € 323.322,00. Peraltro, tale fondo non ha mai pagato l’ICI, né l’IMU.

Il FIP affida la gestione del Fondo alla Società Investire Immobiliare SGR S.p.A, che nomina REAG – Real Estate Advisory Group, società dell’American Appraisal Group, esperto indipendente per stabile il valore totale del compendio immobiliare. La SGR spa è stata costituita dalla Banca FINNAT EURAMERICA nata nel 1998 e che nel 2003 con la incorporazione in Terme Demaniali Acqui vede crescere il proprio patrimonio e il proprio campo “operativo”.

3. La vendita alla F&F Immobiliare

Nel maggio del 2010, il FIP vende lo stabile di via Nola 5 ad una società immobiliare. Ma la questione si presenta con tratti oscuri. Infatti, come risulta dalla visura, la f&f immobiliare è una società Inattiva, i cui proprietari sono Morelli Fernando e Pagliuca Fiorella, rispettivamente di anni 80 e 73, che hanno conferito rispettivamente un capitale sociale di 5.000 € a testa. La società ha un attivo di 10.000 € e debiti per 4.829.345,00 €. Quindi due anziani signori avrebbero costituito con pochi soldi una società immobiliare, in realtà inattiva, che ha acquistato un immobile di milioni di euro.

La F&F immobiliare ha acquistato il bene per un importo di € 4.700.000,00 ( con assegni circolari ( come risulta dall’atto di acquisto stipulato dal Notaio Papi nel dicembre del 2010).

Il contratto di acquisto prevede che per due anni ancora, cioè fino al giugno del 2012, l’Agenzia del Demanio paghi per l’affitto dell’immobile l’ importo lordo annuo di €.323.322,00 alla nuova proprietà.

L’edificio è stato davvero svenduto. Infatti, L’edificio è situato in una zona di Roma definita Semicentrale, zona C7, microzona 26. I valori di vendita ufficiali, riferiti al primo semestre del 2011per un immobile con destinazione “terziario” vanno da un minimo di € 3.700 ad un massimo di € 5.000 al metro quadro

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Invece, La società F&F IMMOBILIARE ha pagato l’immobile € 1.874,75 al metro quadro, molto al di sotto seppure del valore minimo della zona secondo i dati ufficiali del MEF, al quale sottrarre € 484.983 ricevuti a titolo di locazione dal l’agenzia del demanio. In totale dunque il prezzo di acquisto è di € 4.215.017.

Un affare per la società, una operazione miope per lo Stato.

4.La UNIECO

Di recente si è scoperto che la f&f immobiliare è effettivamente una società veicolo impiegata dalla reale proprietà per nascondere la propria titolarità. La proprietaria dell’immobile in realtà è la UNIECO, una società cooperativa del gruppo Legacoop (il mega-cartello che riunisce tutte le ‘cooperative rosse’), con un fatturato annuo superiore ai 600 milioni di euro e annoverata tra i 10 maggiori General Contractor ( ovvero appaltatori) italiani.

La sua storia:

Il 17 luglio 1904 quindici muratori hanno dato vita alla Società Anonima Cooperativa dei Muratori del Comune di Campagnola Emilia. In quasi 110 anni l’impresa ha aggregato altre cooperative e società impegnate in settori diversi: nelle costruzioni, nei laterizi, nelle attività legate allambiente e nei lavori ferroviari. Nel 1985 dalla fusione tra Ircoop di Reggio Emilia e Unicoop di Correggio è nata Unieco. Oggi il gruppo cooperativo reggiano si posiziona tra i primi dieci general contractor italiani e si presenta sui mercati esteri con importanti cantieri nellEst Europa. Gli addetti sono complessivamente oltre 1.500.

UNIECO a sua volta è l’insieme di 30 cooperative che operano in quattro settori: Costruzioni, ‘Ambiente’ (termovalorizzatori, smaltimento rifiuti, bonifiche, depurazione etc), Laterizi e Ferroviario.

Opera principalmente tra Emilia, Lombardia e Liguria dove è direttamente coinvolta in innumerevoli ‘grandi opere’ tra cui:

– la realizzazione della tratta di alta velocità Milano-Bologna responsabile della invasione della pianura padana;

– l’Expo 2015 di Milano, la cui commessa è stata la prima ad essere bloccata dalla prefettura per il sospetto di infiltrazioni mafiose;

– la costruzione del nuovo snodo ferroviario di genova, dove, tra le sue ditte subappaltatrici figura la Ecoge srl, di proprietà di uno dei più grossi ‘ndranghetisti della liguria: guarda questo video (tra il 20° e il 30° minuto)

. – Infine, la sua divisione ferroviaria CLF, è