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DinamoPress sulla crisi di RadioPopolareRoma

Tenere viva l’informaizione indipentendente è indispensabile.

Che l’editoria italiana sia in crisi, non è una novità. Che un certo tipo di informazione, indipendente e fuori dal coro, debba far fronte a difficoltà economiche insormontabili e al generale disinvestimento in politiche culturali che si verifica nel nostro paese, nemmeno. Ma in questi ultimi tempi il vortice che sta inghiottendo giornali, emittenti, case editrici, si è fatto più impetuoso. Giorno dopo giorno, librerie, riviste, radio storiche chiudono o sono costrette a vendere.

Il Manifesto, da anni in cattive acque e perennemente sull’orlo della chiusura, dopo averle provate tutte, cambia proprietà, in conflitto aperto con molte storiche firme. Liberazione, e prima Carta, già da diversi anni sono scomparse dalle edicole e poi anche dal web. Addirittura quotidiani appena nati, come Pubblico, dopo solo tre mesi sono già in crisi.

In tutti questi casi la crisi, l’incertezza, le scelte dolorose, il rischio chiusura, provocano lacerazioni drammatiche fra redattori, direzione, editore, che in assenza di soluzioni diventano veri e propri scontri, tutti contro tutti fra cambi di linea editoriale, scioperi, cassa integrazione, stipendi non pagati, dimissioni, vertenze sindacali.

Anche Radio Popolare Roma sta vivendo questa situazione. La radio che dal 2007 ha portato una voce inedita nell’etere romano e fra la gente, un orecchio acuto che ha prodotto un’informazione di alta qualità professionale ma allo stesso tempo vicina alle persone vere, la radio che ha perseguitato Alemanno stanandone errori e bugie e che ha dato spazio alle lotte di comitati, movimenti e liberi cittadini. Oggi questa radio non ce la fa più. Un progetto editoriale iniziato con coraggio e generosità, la cui sostenibilità economica è sempre stata incerta, adesso è in ginocchio. In tante campagne abbonamenti si è fatto appello agli ascoltatori affinché sostenessero concretamente la radio al fine di garantirne la sopravvivenza e l’indipendenza.

Negli ultimi tempi il messaggio si era fatto più pressante. La crisi, i tagli all’editoria, la non riconferma di progetti di supporto, stavano concretamente mettendo a rischio posti di lavoro e di conseguenza l’informazione. Che difatti già da alcune settimane a questa parte si è notevolmente ridimensionata, a causa di una redazione ridotta all’osso (tra contratti non rinnovati e cassa integrazione) e della scelta da parte dell’editore di dare maggiore spazio all’intrattenimento musicale allo scopo di allargare il campo di ascolto. Ora non ci sono nemmeno più le campagne abbonamenti, non c’è un giornale radio, non ci sono le trasmissioni che eravamo abituati ad ascoltare, la direttrice Marta Bonafoni ha rassegnato le dimissioni.

Molte realtà di movimento romane come Action, Esc, Horus project, Anomalia Sapienza hanno investito tanto in questa radio. Ci abbiamo messo impegno, lavoro, risorse, passione. Ci abbiamo portato diverse articolazioni sociali, tramite la radio siamo andate alla ricerca di altre. Abbiamo collaborato in prima persona a un progetto in cui abbiamo creduto e continuiamo a credere. Siamo consapevoli che il mercato dell’editoria, basato su oligopoli e potentati, rende quasi impossibile oggi produrre un’informazione alternativa e non soggetta a vincoli politici o commerciali. Ma siamo anche convinti che sia necessario che la libera informazione apra un varco nella giungla dell’economia di mercato, e che quindi Radio Popolare Roma debba continuare ad esistere senza rinunciare alle sue professionalità. Soprattutto in un anno cruciale per Roma e per tutto il paese.

Negli ultimi mesi abbiamo dato vita al progetto editoriale Dinamo, del quale la trasmissione “Dinamo” è uno dei prodotti. Una sfida difficile che vuole continuare a tessere relazioni e scambi con altri soggetti dell’informazione indipendente. Tra questi crediamo sia fondamentale la sopravvivenza di Radio Popolare Roma. Pensiamo che sia importante aprire un processo pubblico e collettivo, promosso da tutte le componenti della radio, dall’editore alla direzione, dalla redazione a tutti i lavoratori, che, coinvolgendo tutte quelle realtà che in questi anni hanno arricchito e usufruito di Radio Popolare Roma, individuino le soluzioni possibili e sostenibili affinché una voce indipendente e autorevole trovi ancora cittadinanza nella nostra città.