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Contro il “modello Sapienza”, per un nuovo welfare

16/4 corteo interno di studenti e studentati occupati.

Cantieri aperti e mai terminati, una selva inestricabile di appalti e sub-appalti, lavoratori in sciopero per segnalare le condizioni di sfruttamento e il mancato rispetto di tutti i diritti contrattuali, bilanci in rosso, aule studio e biblioteche che chiudono, studentati lasciati vuoti a fronte di un numero gigantesco di borsisti “idonei non vincitori”, spazi di socialità ridotti a zero. Benvenuti alla Sapienza di Roma, il palcoscenico del Magnifico rettore Luigi Frati e della sua cricca.

Questa mattina gli studenti e le studentesse che negli ultimi anni hanno deciso di non rimanere a guardare e si sono riappropriati del diritto all’abitare, occupando 4 studentati nella città di Roma, hanno costruito un corteo interno alla città universitaria per segnalare i responsabili di questa condizione inaccettabile e sanzionare i luoghi simbolo del “modello sapienza”: quel rettorato che si trasforma di volta in volta in una vetrina (quando c’è da invitare personalità di spicco e esponenti politici alla corte del Magnifico Frati) o in un bunker inespugnabile per gli studenti (quando bisogna tutelare i poteri forti dell’università e far si che tutto si svolga lontano da occhi indiscreti), il cantiere di Scienze Politiche aperto negli anni di tangentopoli e ancora li a sventrare una facoltà e a ricordarci che, soprattutto dentro la crisi, i soliti noti riescono ad arricchirsi sulle spalle degli altri, la mensa e L’ADISU, agenzia regionale per il diritto allo studio, simulacro e simbolo delle continue promesse fatte agli studenti in questi anni e mai mantenute. La giornata si è chiusa con un’assemblea per discutere dell’emergenza abitativa che tocca direttamente gli studenti e capire come proseguire le mobilitazioni.

Nell’università della crisi la retorica che viene scagliata come un anatema contro gli studenti è quella del merito: è rimasto poco e va distribuito ai pochi che meritano sul serio, a chi è in grado di dimostrarsi migliore. Corsi di qualità solo per alcuni, borse di studio e alloggi solo per le “eccellenze”. A questo modello di università i movimenti studenteschi si oppongono da anni e sono riusciti, andando oltre l’evocazione, a costruire modelli virtuosi e realmente eccellenti di studentati occupati e autogestiti: luoghi a partire dai quali costruire modelli riproducibili di welfare dal basso e partecipazione, luoghi in cui creare aule studio e biblioteche autogestite, che vadano oltre la semplice erogazione di un servizio e siano capaci di disegnare l’università che vogliamo.

Oggi la Sapienza ha vissuto una giornata che rompe la “normalità” ; è proprio così che chiamano quel percorso ad ostacoli che ogni studente deve affrontare quotidianamente in solitudine. A partire dalla rottura di questa solitudine e di questa normalità vogliamo ripartire, tornando a decidere sulle nostre università e sulle nostre facoltà e dimostrando che una generazione intera ha smesso di credere alle favole e ha deciso di riprendersi ciò che gli spetta.