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Caso Novartis e Roche: diritto alla salute vs profitti

“Disastro doloso e associazione a delinquere finalizzato alla truffa”: quest’accusa non è stata rivolta al boss di una grande cosca mafiosa, ma a Novartis e Roche. Le due case farmaceutiche avrebbero differenziato artificiosamente i farmaci Avastin e Lucentis[..] : ovvero avrebbero fatto in modo che per determinate malattie, come la degenerazione maculare senile, prima causa di cecità in Italia, fosse prescritto il Lucentis, ma non l’Avastin. Il primo costa 900 euro a trattamento, il secondo 81 euro.

La società oftalmica italiana, così come molti trial clinici, giudica l’Avastin efficace anche usato contro la degenerazione maculare, anche se formalmente non è indicato per questo utilizzo. “Off label” si dice in gergo. Questo giochetto è costato al sistema sanitario nazionale 45 milioni solo nel 2012, costringendo alcuni ospedali a somministrare dosi diminuite per rientrare nelle spese. Inutile sottolineare il danno recato a migliaia di malati.

Questo cartello è stato permesso dalla compenetrazione tra Roche e Novartis: la prima, attraverso la Genentech, ha diritto ad una buona fetta di royalties sulle vendite della seconda, la quale possiede il 30% della prima.

In breve: due case farmaceutiche, attraverso lo spazio poco regolamentato delle licenze e delle prescrizioni off label, avrebbero frodato il sistema sanitario nazionale e negato l’accesso alla cura a dei malati.

La salute di molte persone è stata così messa a rischio e la condotta di chi la deve tutelare, i medici, eterodiretta da una differenziazione progettata a tavolino da due manager, interessati solo ad elevare i propri utili.

Questo caso è solo uno dei tanti esempi e dei tanti meccanismi di cui si sono dotate le case farmaceutiche per condurre per mano i medici nella prescrizione giusta, ovviamente per il loro profitto, non per la cura. Si pensi, ad esempio, alla formazione post laurea dei medici, quasi completamente in mano alle case farmaceutiche, che finanziano conferenze in posti favolosi, come hotel a 5 stelle a Miami. Insomma pagano una vacanza al medico per parlargli dei loro farmaci.

Voi chiedereste mai com’è il vino all’oste? Credo di no, ma sappiate che i vostri medici sì.

Si prenda la dichiarazione del numero uno della Bayer. Dopo che l’India vincendo la causa ha iniziato a vendere il generico di un loro farmaco anticancro,175$ per trattamento anzichè 5600$, alle numerose critiche la Bayer rispose “il farmaco anticancro? E’ per chi può permetterselo” e si capisce quale etica muove questi colossi economici.

Facendo “cartello” Novartis e Roche hanno infranto delle leggi, ma molto più grave è quando le industrie del farmaco creano danni incalcolabili alla scienza e alla popolazione legalmente. Il pubblication bias è una distorsione dei dati causati da una pubblicazione parziale dei risultati dei trial: ossia le case farmaceutiche, grazie al copyright, possono pubblicare solo i dati che desiderano. Uno studio dimostra come solo metà dei trials clinici vengono pubblicati, e che un trial positivo ha possibilità doppie rispetto a uno negativo di venire pubblicato, il che determina una sovrastima dei benefici dei farmaci e non potendo tener conto dei dati mancanti non si possono conoscere i benefici e i rischi reali.

Il NICE, l’istituto sanitario nazionale per l’eccellenza clinica del Regno Unito, qualche anno fa fece uno studio per discutere se fosse una buona idea somministrare il costoso Lucentis,ma le rigide condizioni di riservatezza imposte da Novartis fecero uscire questo documento:

Come vediamo sono censurati i dati sull’efficacia del medicinale, così che nessun medico e nessun paziente possa visionarli. Se questi dati e quelli sull’Avastin fossero stati pubblici e accessibili, sicuramente i medici avrebbero prescritto il secondo off label, quindi il cartello economico di Roche e Novartis è stato possibile grazie alla riservatezza e la poca accessibilità ai dati che investe il campo farmacologico.

Le industrie farmaceutiche usano anche altri trucchi per far risultare il proprio farmaco migliore di quello che è, ad esempio non compiendo al meglio i trials: scelgono cavie ideali, confrontano il farmaco con una sostanza che fa male, trials troppo brevi o interrotti non appena si registrano i primi effetti positivi, cambiamento dell’esito primario e altri giochetti statistici.

Queste distorsioni sono dannosissime per una medicina che si rispecchia sempre più nei dettami dell’evidence based medicine, non ci si può basare sull’evidenza dei dati per la scelta del farmaco se i dati sono mancanti e distorti.

D’altronde se la medicina fosse basata veramente sull’evidenza dei dati, servirebbero le strategie di marketing per i farmaci? Se il farmaco fosse stato scelto in base a dei trial clinici e a dei dati inoppugnabili, servirebbe pubblicizzarlo? Invece l’industria farmaceutica spende il doppio in marketing che in ricerca, per pagare i viaggi-studio dei medici,l’esercito di informatori scientifici che vendono le loro medicine porta a porta agli operatori sanitari, le campagne di pubblicizzazione con le celebrità, le inserzioni nelle riviste scientifiche e così via.

Come abbiamo visto velocemente (consiglio “effetti collaterali” di Ben Goldacre per capire appieno come le case farmaceutiche ingannano medici e pazienti) il caso Novartis Roche riguarda problemi molto più ampi che toccano tutto il processo di ricerca e produzione di farmaci, ma la soluzione che il ministro Lorenzin da è “prescrizioni off label anche per motivi economici”- non cogliendo affatto il problema, anzi negandolo – “Si tratta di una vicenda odiosa che rischia di gettare un’ombra su quanto fatto dall’industria farmaceutica in questi anni per aumentare trasparenza e collaborazione con il sistema sanitario”.

*Assemblea di Medicina – la Sapienza