DIRITTI

Caso Magherini: carabinieri colpevoli, ma il giudice sospende la pena

Condannati per omicidio colposo tre degli agenti che arrestarono l’uomo. Ancora incerte le cause della morte, mentre il giudice concede la sospensiva ai responsabili

Questa mattina è arrivata la sentenza di primo grado per il processo Magherini, il quarantenne morto “in circostanze misteriose” la notte del 3 marzo 2014.

Il giudice Barbara Bilosi ha condannato per omicidio colposo tre dei quattro carabinieri intervenuti quella notte del 2014: 8 mesi di reclusione per Vincenzo Corni; 7 mesi tutti con sospensione della pena per Agostino Della Porta e Stefano Castellano. Questa è la giustizia di stato. Riccardo Magherini, ex calciatore della Fiorentina sezione giovanile, era stato fermato nella notte tra il 2 e il 3 marzo di due anni fa dai carabinieri nel quartiere fiorentino di Borgo San Frediano dove era conosciuto da tutti. Si parla di crisi di panico e di schiamazzi notturni, questo il motivo della chiamata delle forze dell’ordine.

Spaventato dall’idea di poter essere accusato di furto o di rapina, cerca di allontanarsi. Nel frattempo è giunta la seconda pattuglia di carabinieri. Intervengono in tre, cercando di bloccarlo a terra e lo ammanettano. Questo è quanto emerge da alcune ricostruzioni. Si è parlato dell’ uso delle sostanze stupefacenti che avrebbero alterato le sue percezioni e causato l’arresto cardiaco. Sta di fatto che l’ultimo grido di aiuto è stato registrato dal cellulare di un residente della zona affacciato da una finestra. Nelle immagini diffuse anche da alcuni quotidiani online, non si vede niente, ma si sentono le invocazioni di aiuto: “Mi sparano”,”ho un figlio”, “sto morendo”. E poi, all’improvviso, Riccardo smette di urlare e di dimenarsi.

Alcuni testimoni ascoltati dalla polizia giudiziaria hanno raccontato di calci inferti dalle forze dell’ordine durante le fasi dell’arresto, e di probabili negligenze da parte dei volontari del 118 intervenuti sul posto. Ufficialmente le cause della “morte improvvisa” di Riccardo non sono state ancora chiarite Come scrive anche Acad, Associazione Contro gli Abusi in Divisa dalla sua pagina fb, “Tra le lacrime per una giustizia ingiusta si riparte da qui. Per noi la vita di Riky valeva molto di più”.

Quante sono le morti “sospette”, gli abusi continui da parte delle forze dell’ordine che continuano a verificarsi sempre di più, spesso nel silenzio o nell’offuscamento e confusione mediatica nella ricostruzione dei fatti. Terribile e brutale quotidianità. Parliamo di un’emergenza democratica nel nostro paese, in cui i colpevoli in divisa che stroncano vite ricevono applausi e copertura politica e giudiziale.