ROMA

Bilancio di previsione 2017: la giunta Raggi decide di non decidere

Nessuna scelta strategica per il futuro, nessun investimento per la città, ma solo tagli e poca trasparenza. La proposta di bilancio di previsione 2017 non è disponibile al pubblico e la partecipazione azzerata senza un processo di consultazione e di coinvolgimento dei cittadini e delle forze sociali

Capitani Co(Raggi)osi

Persino i Municipi sono stati messi nella condizione di “prendere o lasciare”.

Il debito di Roma Capitale, e la sua gestione commissariale, non sono minimamente in discussione, nè i 200 milioni che il comune riversa annualmente al Commissario straordinario per il pagamento, a Cassa Depositi e Prestiti e alle banche, di interessi usurai (oltre il 5% annuo).

Dove è finita la ristrutturazione del debito di cui pure in campagna elettorale Raggi aveva parlato? E per il 43% dei debiti per i quali il Comune non conosce neppure i creditori quando si farà la verifica?

Le entrate del Comune rimangono praticamente uguali. Ci teniamo l’evasione fiscale, l’elusione fiscale delle proprietà del Vaticano, l’esenzione fiscale per le scuole private. I costruttori pagheranno l’aliquota minima sulle case vuote ed invendute, resterà l’odiosa tassazione ad aliquota unica per cui i poveracci pagano addizionale Irpef, Tasi e IMU come i superricchi e anche quest’anno le rette degli asili resteranno aumentate. Insomma non si tocca nulla: le entrate sono considerate un dato di fatto e non il risultato di una politica. Che infatti non c’è.

Dal punto di vista della spesa c’è un taglio generalizzato realizzato soprattutto per l’urbanistica e l’edilizia abitativa (-70% rispetto al 2016) e Trasporti e mobilità, (-28%). Soprattutto le spese in conto capitale sono ridotte drasticamente cioè quelle spese destinate agli investimenti. Con circa 490 milioni di euro è il secondo valore più basso degli ultimi vent’anni. Rispetto al 2016 tutte le principali funzioni vedono le proprie risorse ridursi, le più colpite sono le spese per la Gestione del territorio e dell’ambiente (-81%), e per i Beni culturali (-20%). Gli investimenti diretti saranno poco più di 200 milioni. C’è qualcosina per la manutenzione scolastica, qualcosina per le piste ciclabili e per il resto il buco nero della metro C che assorbe quasi la metà della cifra. Per il resto nulla. Pochissimi se paragonati con gli investimenti di Parigi, pari a 1,5 miliardi e con quelli di Londra, 1,9 miliardi.

Del taglio dei servizi non c’è stato bisogno: è bastato confermare, in piena continuità, i tagli già operati dalle amministrazioni precedenti. Così i bambini continueranno a restare senza scuola materna, la frequenza degli autobus in periferia continuerà a restare epocale, la differenziazione dei rifiuti continuerà ad essere sotto il 50%, il sociale, dall’ assistenza agli anziani ai soggetti a rischio, ai buoni casa, continuerà a restare al lumicino – con però un taglio ulteriore ai servizi per la disabilità – a cui l’hanno portata le giunte precedenti.

Nel frattempo aumenta ancora la percentuale dei servizi esternalizzati (in primis alle società partecipate), che passa dal 57,6% del totale delle spese correnti del 2016 al 59,4% di quelle previste per il 2017, proseguendo così lo svuotamento delle funzioni proprie dell’ente, il conseguente svilimento del lavoro dei dipendenti comunali e la sostanziale perdita di controllo sulla qualità dei servizi erogati da parte dell’Amministrazione.

Il patrimonio pubblico resta finalizzato al recupero di risorse e la politica abitativa non esiste. Non esiste neppure l’assessorato. Che altro? Continuano gli sgomberi delle realtà sociali, culturali e mutualistiche che operano in immobili pubblici, come prima.

Tutto come prima, madama la marchesa. Avanti così.