PRECARIETÀ

Al fianco dei lavoratori del CAR di Guidonia: costruiamo la cassa di mutuo soccorso!

Venerdì 6 marzo incontro con i lavoratori in lotta e serata benefit “Solidarity forever” a Esc Atelier. Accade che, nel mercato agro-alimentare più grande d’Europa, non ci sia lavoro per 22 persone. Accade che quella cittadella immensa, segnata da lavoro nero, sfruttamento e precarietà […] diventi terreno sconfinato di lucro e profitto per le cooperative e le società che, anno dopo anno, arrivano e se ne vanno in pochissimo tempo, dopo aver lasciato debiti per centinaia di migliaia di euro. Accade che di fronte a quattro licenziamenti illegittimi, tutti e 22 i facchini della “Rossi Transworld” decidano di fermarsi e di iniziare uno sciopero a oltranza, ancora in corso. E’ questo lo scenario all’interno del quale si sviluppa la lotta dei lavoratori del CAR di Guidonia, uno scenario affatto nuovo: “Abbiamo cambiato 5 giacchette in tre anni”, dicono i facchini, “solo per continuare a far guadagnare i soliti noti, sulla nostra pelle”.

Le battaglie all’interno dei mercati generali hanno una storia molto lunga e iniziano da quando la sede era ancora quella storica di viale Ostiense; nel giro di una manciata di anni, dei circa 400 facchini sarebbero rimasti soltanto una quarantina. Poi, lo spostamento a Guidonia, la terra promessa nella quale i guadagni si sarebbero raddoppiati, gli sprechi sarebbero finiti, lavoratori e fornitori avrebbero finalmente trovato la giusta stabilità. La musica invece non è affatto cambiata.

Settembre 2014. La società “Rossi Transworld s.r.l”, dopo mesi di estenuanti trattative sindacali, decide di assorbire 22 facchini provenienti dalla vecchia cooperativa e inaugura una “nuova era”. Tutto sistemato? Nemmeno per sogno. Dopo cinque mesi arrivano le lettere di licenziamento per quattro lavoratori; il bilancio non permette tutte queste “spese”, la solita scelta: massimizzare i guadagni tagliando posti di lavoro. Peccato che l’accordo siglato e i soldi pubblici, presi da questa società come incentivo e contribuito iniziale (affitto azzerato per 6 anni e buona uscita per una decina di facchini della vecchia cooperativa), fossero vincolati al mantenimento e alla stabilità occupazionale, per tutti i 22 lavoratori. “I soldi non ci sono”, ma nei mesi precedenti erano già stati assunti altri 7 lavoratori, chiaramente con contratti precari e salari da fame, con lo scopo di sostituire la forza lavoro con altra più ricattabile, di solito migranti.

Un film italico già visto: padroni e padroncini che fanno profitti sulla pelle dei lavoratori, senza curarsi dei servizi erogati, riempiendosi le tasche di finanziamenti pubblici. I facchini, però, non si sono arresi e hanno intrapreso una dura lotta contro i licenziamenti, difendendo una preziosa solidarietà tra tutti i lavoratori. Si tratta di una battaglia lunga, uno sciopero a oltranza che, proprio in questi giorni, sta entrando nella terza settimana. Per questo crediamo che sia necessario condividere strumenti di resistenza e sperimentare livelli di solidarietà di nuova natura, che non si attestino semplicemente alla testimonianza o alla “vicinanza”. E’ proprio all’interno di queste lotte – in grado di aggredire la vertenza specifica e riconoscere il loro portato generale, coniugare la solidarietà per i licenziati e la difesa del proprio lavoro – che bisogna sperimentare nuove forme di “coalizione”

Per queste ragioni venerdì 6 marzo 2015 si tiene la prima di una serie di iniziative per costruire una cassa di solidarietà a sostegno della lotta dei facchini (un’altra serata benefit si terrà il giovedi 26 marzo al centro sociale Astra 19 di via Capraia 19, Tufello). Dalle 20.00, aperitivo e dibattito, a seguire proiezione del film “Pride” e dj set con artisti che hanno deciso di suonare gratuitamente a sostegno della campagna.

Perché la solidarietà è la nostra migliore arma, la strada da percorrere e imparare di nuovo, per far fronte a chi vorrebbe le lavoratrici e i lavoratori divisi, spaventati e silenziosi.

tratto da Clap Roma