EUROPA

Al Barcellona creative common festival

La tre giorni Fearless City, organizzata da Barcellona en Comù, è iniziata ieri. Oggi, mobilitazione di numerosi soggetti sociali della città. Intanto, il racconto di una visita al BccN, tra un corteo e un dibattito sulla tecnopolitica con LaT BCN.

Mi sono imbattuto nel BccN, Barcellona creative common festival, giunto alla sua ottava edizione, dedicata alle lotte e alle comunità resistenti e alle loro prospettive.

Workshop, incontri, dibattiti, proiezioni e performance audiovisive si susseguiranno per tutta la settimana, tra l’auditorio del Macba, Agorà Juan Andres Benitez (Raval), ZumZeig cinema (Sants), Aula Ronda (Barri Gotic).

La prima giornata, mercoledì 7 Giugno, tanto per iniziare sereni, aveva come titolo la “Violenza Istituzionale, come trasformare il dolore in lotta”, all’ Agorà Juan Andrès Benìtez nel bel mezzo del meticcisimo Raval, nella via dove ha perso la vita nell’ottobre del 2013 Juan Andrès, a causa, appunto, del pestagio da parte di un gruppo di Mosos (una sorta di celere locale).

Tra le empanadas più buone del mondo, alla presenza circa 300 persone, è stato proiettato “La Cifra Negra”, documentario che raccoglie testimonianze e ricostruisce dinamiche delle differenti forme di violenze della polizia spagnola, dando un immagine chiara dei dispositivi di repressione e di paura utilizzati per contenere e contrastare le varie forme di resistenza urbana e i movimenti sociali.

Un lavoro che mette in relazione i vari abusi in divisa, dalle violenze nelle piazze alle torture dei reparti antiterrorismo, ai pestaggi subiti da spacciatori o presunti, passando per tutte le violazioni dei diritti subiti dai giovani migranti nel loro cammino verso la fortezza Europa.

Si delinea in modo chiaro un attacco a tutta una serie di soggetti subalterni, produttori di disobbedienze che hanno come rivendicazioni comuni (in modo più o meno chiaro ed evidente) il miglioramento delle propie condizioni di vita, la ricerca di felicità e lo svincolarsi dalle varie forme di sfruttamento a cui sono sottoposti.

Particolarmente inquietante è la reticenza e le ostruzioni sviluppate dalle istituzioni e dalle autorità competenti rispetto alla prevenzione di questi casi.

Emblematica è la lentezza, nonostante le varie risoluzioni della Corte Europea dei Diritti Umani, rispetto all’abolizione dei proiettili di gomma in dotazione alle polizie spagnole, alla reticenza rispetto alla visibilità del numero identificativo ed all’assenza di legislazioni efficaci contro il reato di tortura.

Giusto per dare dei titoli nazionali alle emozioni e ai pensieri che si provavano ieri sera, direi: Bolzaneto, Carlo Giuliani, Stefano Cucchi, Giulio Regeni e Aldrovandi, ma anche Val Susa, Niang Maguette e Minniti, il gas CS e le dichiarazioni dell’avvocato Villani.

La proiezione è stata anticipata da un dibattito con regista con alcuni testimoni del documentario e alcune organizzazioni che hanno lavorato alla produzione.

Ieri i lavori sono passati tra l’Aula Ronda, nel gentrificatissimo Barri Gotic, dove si è parlato di rete di accesso libero ad internet e di riappropiazione delle infrastrutture legate alla rete. Con particolare attenzione all’esperinza di guifi.net.

In serata tutti a Sants alle con due proiezioni al cinema cooperativo ZumZeig. “Costruttori di biciclette” un breve cortometraggio made in Italy e “Nothing to hide”, documentario su metadata e controllo telematico, con quel bel po’ di non so che di berlinese.

Da domani, fino a domenica 11, il festival occuperà l’auditorium del Macba, con incontri performance e proiezioni.

Se passate in città buttateci un occhio: è tutto gratuito e molto interessante!