DIRITTI

Ahahah, il carcere

Federico Annibale è in carcere in Germania da più di un mese e mezzo. E’ stato arrestato durante la manifestazione di Blockupy, ora è rinchiuso in cella in attesa di giudizio. Pubblichiamo una sua poesia, una risposta in versi alla brutalità della detenzione.

«Ahahah»

«Ma che cazzo ti ridi?»

«Ahahah»

«Ma per quale assurdo motivo ridi?»

«Ahahah»

«Ma come fai a ridere, ad esser felice?»

«Ahahah»

«Non le vedi le sbarre?

Non le vedi le lacrime del napoletano?

Non ti manca la libertà?»

«Ahahah»

«Perché? Perché? Come fai a farlo?

Questa è negromanzia, non c’è felicità qui in gabbia.

Sei pazzo!

Io piango, mi dispero.

Il suicidio ogni notte mi sveglia e mi obbliga a fissare le lamette.

Questa disperazione ogni notte m’impicca,

questo carcere ogni mattina mi resuscita.

Non trova pace la mia agonia».

«Ahahah».

«Ma basta! Dimmi come fai?

Qual è la fonte diabolica della tua felicità?

Tu sei imprigionato come me, perché non ti affliggi?»

«Vuoi sapere perché rido, perché sono felice?»

«Sì, voglio sapere».

«Perché altrimenti perdo, muoio.

Annego in questo inferno a celle,

in questo cibo marcio che ci danno,

nelle storie di miseria che ascolto.

Perché quelli che mi vogliono in carcere m’hanno dato la pistola.

Carica.

Loro non premono il grilletto,

lasciano a me l’onere di farlo.

L’autoannientamento è la formula.

Dolore, freddezza, sbarre, lontananza, tristezza, brutalità,

gli ingredienti.

Ma sai cosa?

Io sono felice. Rido, rido.

Ah,

ahah,

ahahah.

Così sconfiggo tutto

e avrò vinto.

Come un inceneritore,

trasformo la merda in energia.

E poi uscirò.

Aahahah».

*tratto da dailystorm.it