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Affinità e divergenze fra i “Grillini” e Noi

Il programma per la cultura a 5 stelle e il futuro di Teatro Valle e Cinema Palazzo.

Veniamo a conoscenza in queste ore della straordinaria proposta del M5S romano e di quello che si prospetterebbe per il Nuovo Cinema Palazzo, per il Teatro Valle e per la cultura a Roma in caso di una vittoria grillina.

Da questo innovativo manifesto programmatico immaginato nientepopòdimeno che dai due “Platinum Boarder” Alessandro Capanni e Giampiero Darini apprendiamo che:

“il Nuovo Cinema Palazzo diventerà la sede della Casa dei Cantautori” (intitolata a Fabrizio de Andrè) per omaggiare e ricordare i grandissimi artisti di questo straordinario genere che rivoluzionò il mondo della musica italiana (con la direzione onoraria di Gino Paoli e Paolo Conte)”.

e che:

“il Teatro Valle si voterà al teatro classico e commedia dell’arte, con la direzione onoraria di Dario Fò e Franca Rame”

e che:

“agli occupanti del Valle verrà messa a disposizione la struttura del teatro Tor Bella Monaca con la supervisione onoraria di Liliana Cavani e Ottavia Piccolo. In alternativa si potrà ipotizzare una gestione sperimentale ufficializzata del Valle stesso a fronte del progetto “Cultura bene comune” sotto l’egida del Teatro di Roma”.

Ora, troviamo comicamente surreale , il fatto che una realtà inesistente sui territori e viva solo su un blog si permetta anche solo di fare ipotesi di sviluppo per realtà che invece vivono di partecipazione reale, di scambio con i cittadini, di interazione tra artisti e territori.

Troviamo risibile anche solo la definizione : progetto “Cultura bene comune” sotto l’egida del Teatro di Roma, Possiamo però constatare come anche il M5S abbia travisato e strumentalizzato il concetto di “beni comuni”, così come hanno fatto PD o le liste civiche per Alemanno sindaco riducendolo a mero slogan elettorale.

Come si può pensare che dopo lo scatafascio dell’era Veltroni, ancora servano delle “Case” nelle quali rinchiudere la cultura a Roma?

Come si può pensare che su di un “bene comune” si decida attraverso un documento sbattuto su una pagina web?

Come si può pensare di poter prendere parola su processi ai quali non si è mai partecipato ?

Come si può pensare di parlare del Cinema Palazzo quando in due anni di occupazione le uniche volte che i grillini si sono visti a San Lorenzo sono state quelle in cui le televisioni, tanto osteggiate, venivano a fare collegamenti in diretta?

Un’ultima domanda, tutti questi direttori onorari, da Stefano Rodotà a Renzo Piano, da Franca Valeri ad Ettore Scola, da Virna Lisi a Gino Paoli (tutti importantissimi rappresentati della cultura italiana, ma non proprio l’esempio di rinnovamento generazionale prospettato dal M5S) cosa ne pensano della carica a loro destinata, e soprattutto qualcuno li ha almeno avvertiti?

Non per altro, ma perchè noi li abbiamo incontrati, conosciuti, interpellati, come si può vedere qui e qui.

I grillini romani gli hanno mai almeno chiesto cosa ne pensano di questo programma, o i nomi dei Maestri servono per costruirsi un’immagine e una credibilità pubblica che al momento non va oltre il voto di protesta espresso a livello nazionale ma che poi a livello locale passa quasi sempre in secondo piano?

I beni comuni non hanno bisogno di direttori artistici né di rappresentanti onorari. Praticano, quotidianamente e da tempo, la democrazia diretta, viva e incarnata nelle relazioni reali e la democrazia patecipata attraverso la sperimentazione di nuove reti culturali e sociali che producono per molti e ogni giorno: arte, vita e passione politica.

Così è, se vi pare: a voi il virtuosismo del cri cri cri e del click click

click!

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