ROMA

Accuse al Progetto di scolarizzazione dei Rom: parola agli operatori

Ci risiamo, ciclicamente riparte l’attacco alla scolarizzazione dei bambini rom, messa sotto accusa, passata sotto la lente d’ingrandimento di chi sa leggere solo i numeri e poi li traduce in denaro, operazione tanto fredda quanto mistificatrice di una realtà che è sempre più complessa e composita delle semplificazioni dei sedicenti contabili di turno. Si conta, si somma, si moltiplica e si divide senza considerare che attraverso queste operazioni si attacca il diritto sacrosanto e inalienabile dell’istruzione per tutte e tutti, minori rom compresi. Fatevene una ragione!

I conti, soprattutto quando la spesa è quella pubblica, è giusto e doveroso farli; purtroppo spesso vengono fatti nella maniera più subdola, volgare e parziale, partendo dall’assunto che comunque qualcosa da smascherare ci sta, omettendo che un servizio di questo tipo costa 3 euro al giorno a bambino. Tralasciando l’aspetto organizzativo e qualitativo dell’intervento che consta, parallelamente al lavoro che si fa con i minori, di processi di inclusione socio lavorativa che coinvolgono decine di adulti rom. Lo si fa ignorando la complessità di un progetto che non è mero trasporto di un numero di bambini ma è anche e soprattutto progetto di contrasto alla dispersione scolastica e che, quindi, moltissimo del lavoro è proprio rivolto a quei minori che sono a rischio abbandono oppure sono già in tale condizione. Si lavora con loro e con le loro famiglie, attivando percorsi volti al recupero di queste situazioni. Ma soprattutto si ignora la condizione di partenza, la vita nei campi, la condizione di esclusione fisica e sociale a cui ogni abitante dei campi e ogni bambino è sottoposto ogni giorno.

Rispediamo al mittente le accuse di poca chiarezza nell’aggiudicazione dei progetti e di poco impegno per ottenere risultati tali da giustificare la spesa. Siamo operatrici e operatori del sociale, di un sociale che non è sporco e dedito al malaffare come oramai dopo le vicende di mafia capitale si vuol far credere, perché scoprire il marcio nella porta accanto fa gola a una parte di società ammalata di sensazionalismo e desiderosa di potersela prendere con qualcuno perché la vita non va come si vorrebbe, questo qualcuno coincide guarda caso con i più vulnerabili o con quelli che dovrebbero essere buoni per contratto.