DIRITTI

Acad, perché non accada mai più

Una onlus e un numero verde per non sentirsi più impotenti di fronte alla violenza degli uomini dello Stato. Un’iniziativa nata dal basso che ha bisogno della partecipazione di tanti e tante. Venerdì 17 la presentazione nazionale a Bergamo.

Quante volte in questi anni ci siamo trovati a denunciare gli abusi di polizia, in una caserma, nelle piazze, in un Cie? Quante volte a raccontare storie “finite male”, con un morto per mano di uomini in divisa? Troppe, e troppe volte siamo arrivati tardi, ci siamo sentiti impotenti e abbiamo continuato a raccontare, a chiedere verità e giustizia e che non accadesse mai più. Aldo Bianzino, Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi e una lista lunga di altri nomi che è inutile in questa sede ricordare uno ad uno.

Per non sentirsi più impotenti, per poter reagire insieme con uno strumento concreto, per avere un’arma contro chi ha la legge sempre dalla sua, a Bergamo dall’iniziativa di un gruppo di attivisti è nata Acad, un onlus il cui acronimo sta per “Associazione contro gli abusi in divisa”. Acad si offre di aiutare con un sostegno legale chi ha subito violenze, torture, maltrattamenti dagli uomini dello Stato, ma anche di raccontare le loro storie, di fare pressione sulla società, i cittadini, i media, le istituzioni.

Acad è anche un numero verde l’800-588605 aperto 24 ore 24 per poter chiedere aiuto e supporto immediato dalla rete di attivisti e legali che hanno aderito in tutta Italia all’iniziativa. La speranza è quella di non dover più raccontare di un ragazzo morto in carcere o di botte, di non dover più aspettare per sapere la verità la denuncia di qualche giornalista che sa fare il suo mestiere o di qualche famiglia coraggiosa.

Acad sta cercando di allargare la sua rete in tutta Italia, nuovi soci dell’associazione e compagni di strada. Per questo a Bergamo il prossimo venerdì si terrà un incontro presentazione nazionale dell’associazione all’Auditorium di piazza della Libertà. Saranno tanti gli interventi e gli ospiti tra cui: Mariella Zotti (moglie di Vito Daniele, morto nel 2008 durante un fermo in autostrada); Lucia Uva (sorella di Giuseppe Uva, morto in seguito a un arresto nel 2008 a Varese); alcuni attivisti dell’Associazione Stefano Frapporti (morto in carcere a Rovereto nel 2009); Ilaria Cucchi (sorella di Stefano Cucchi, morto nel 2009 a Roma durante la detenzione nel reparto protetto dell’ospedale Pertini); Cira Antignano (madre di Daniele Franceschi, morto in un carcere francese nel 2010) e Raimonda Pusceddu (madre di Stefano Gugliotta, picchiato a Roma nel 2010). E, ancora, Filippo Narducci (picchiato a Cesena nel 2010); Domenica Ferrulli (figlia di Michele Ferrulli, morto durante un controllo di polizia nel 2011 a Milano); Claudia Budroni (sorella di Dino Budroni, ucciso con un colpo di pistola sul raccordo anulare di Roma nel 2011) e Osvaldo Casalnuovo (padre di Massimo Casalnuovo, morto nel 2011 a Buonabitacolo ad un posto di blocco dei carabinieri, Vittorio Morneghini (picchiato a Milano nel 2012); Giovanna D’Aiello (madre di Francesco Smeragliuolo, morto in carcere a Monza lo scorso giugno); l’avvocato Fabio Anselmo (legale delle famiglie Uva, Cucchi, Aldrovandi, Ferrulli Budroni e Narducci). A moderare il giornalista Checchino Antonini, da molti anni in prima fila nel raccontare le storie di malapolizia.

Per tuttte le informazioni visita www.associazioneacad.it