MONDO

A mani alzate? Ferguson dice basta

La polizia spara e uccide chi ha le mani alzate, chi è disarmato. Gli agenti non sono perseguibili se non sono riconosciuti e la legge statunitense li protegge. I poliziotti a Ferguson arrestano per lo piu’ afro-americani, controllano, cercano, accusano. E la comunità, stanca e furibonda ha detto: basta.

È scesa in strada, ha bloccato il traffico. Ha reagito alle violenze della polizia, ha risposto ai lacrimogeni con le molotov. Ha continuato con i sit-in e le marce. Ha espresso rabbia e sdegno contro il razzismo quotidiano, contro una segregazione che nell’America di oggi è ancora ben presente. Vogliono la verità sul perché un loro fratello è stato ucciso, ben consapevoli che la giustizia sarà molto lontana.

L’America guarda a Ferguson in Missouri con una crescente apprensione. Questa cittadina di 21.000 abitanti ha scoperchiato in una volta sola molti problemi legati alle forze dell’ordine: razzismo, poco trasparenza e un’eccessiva violenza. Su 53 agenti solo tre sono afro-americani. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la morte di Michael Brown, 18 anni, sabato scorso. Il giovane, in partenza per il college, è stato ucciso dall’agente Darren Wilson mentre, dicono i testimoni, aveva le mani ben in vista sopra la testa. Ma lui ha sparato lo stesso.

Ora il capo della polizia cerca di dare un’altra versione. Dice che Brown aveva rapinato un “convenient store”, portandosi via una scatola di sigari da 49 dollari. E che il giovane aveva aggredito l’agente spingendolo nell’auto. Una storia che sa di copertura, di insabbiamento. Per sei giorni migliaia di persone hanno chiesto di sapere come fosse stata la dinamica, per sei giorni il capo della polizia non ha detto una parola. Anzi, ha reagito con la forza, mandando in piazza agenti che sembravano usciti da un film di guerra. La maggior parte dei media americani, viste le immagini, sono rimasti perplessi davanti a questi “robocop” chiamati a gestire l’ordine pubblico equipaggiati con gli stessi gadget usati dalle forze speciali in Iraq e in Afghanistan. Cecchini sui tetti dei palazzi hanno tenuto d’occhio la folla, mentre chi si confrontava in piazza aveva davanti agenti in tenuta mimetica con il mitra puntato alla testa.

A calmare la situazione è arrivato il comandante della stradale, Ronald Johnson, che ha sfilato con i manifestanti. Anzi, è stato lui ad aprire il corteo. Ha persino abbracciato i manifestanti, gli ha garantito la possibilità di manifestare. Semplicemente, ha trattato.

Non è chiaro che cosa succederà nei prossimi giorni, ma la reazione di questa città non deve essere sottovalutata. In America gli scontri sono rari, davvero. Si preferisce la tecnica della “disobbedienza civile”. Mani alzate e nessuna reazione a qualsiasi provocazione. Ma a Ferguson hanno detto basta.