PRECARIETÀ

24 aprile: una grande occasione

Il 24 aprile la manifestazione sotto l’INPS della “Coalizione 27 febbraio”. Precari, autonomi e partite IVA in piazza per la riforma del Welfare e diritti per tutti. L’adesione dei Ricercatori non Strutturati e la lettera aperta a Boeri Cambiare rotta in nove punti! della “Coalizione 27 febbraio”

In queste settimane, nella scena pubblica italica, è riemerso con forza il dibattito sul welfare e la sua iniquità. Tante le dichiarazioni del nuovo presidente dell’INPS Boeri, tante le repliche di Poletti e del governo. Addirittura la CGIL, che per un ventennio ha favorito il dualismo del mercato del lavoro e la conseguente apartheid – per quanto riguarda le protezioni sociali – dei lavoratori autonomi e parasubordinati, più in generale delle giovani generazioni, oggi ha scoperto che i nuovi poveri sono, assai spesso, la forza-lavoro qualificata e il popolo delle partite Iva. La scoperta dell’acqua calda, appunto.

Tutti parlano, nessuno individua il problema, se non parzialmente, benché meno avanza la soluzione. La sostanza del problema e dunque la sua soluzione ha nomi precisi: il reddito di base universale, indipendente dalla prestazione lavorativa; un nuovo welfare inclusivo (dalla malattia alla previdenza); diritti e dignità per tutte le figure del lavoro autonomo e parasubordinato, intermittente, precario e sottopagato.

Quando, nel 1995, fu approvata la riforma delle pensioni (governo Dini), il primo grande scalpo neoliberale della II Repubblica, i suoi sostenitori la contrabbandarono come il prezzo necessario per realizzare una compiuta equità generazionale, che avrebbe offerto, a chi si affacciava allora nel mondo del lavoro, migliori condizioni per il futuro. Tanta e ossessiva è stata la propaganda che chiedeva ai padri di rinunciare a «privilegi anacronistici» in favore dei figli, per garantire loro un futuro più degno. Niente di più falso! Nessuno, infatti, ci disse allora dove veramente avrebbe portato un sistema pensionistico puramente contributivo, ispirato alla logica dell’equilibrio attuariale, come si trattasse di una mera assicurazione privata. Nessuno chiarì allora, quasi tutti continuano a non farlo ora, cosa avrebbe significato cancellare un sistema previdenziale fondato su principi solidaristici e di giustizia sociale.

Ora che la generazione di chi è nato negli anni ’70 del secolo scorso sta raggiungendo i suoi primi venti anni di precariato, sotto-occupazione e super sfruttamento, qualcuno comincia a far trapelare il dubbio che il sistema contributivo non garantirà mai pensioni in grado di proteggere dalla povertà, bensì rendimenti e prestazioni al sotto degli attuali assegni sociali, quelli previsti dalla riforma Fornero. La ricetta inventata ai tempi del primo governo Prodi, e proseguita con efficiente caparbietà da quelli successivi, fino al governo Renzi, ovvero puntare sull’aumento dell’aliquota contributiva degli autonomi e dei parasubordinati, è stata peggiore della malattia che voleva curare: ha scaricato sui più fragili una maggiorazione degli oneri previdenziali del tutto insostenibile.

Un accanimento terapeutico dunque che non garantirà pensioni decenti per coloro che versano alla Gestione separata, come ben sanno – ma non ci dicono – i “tecnici”. Di più: la Gestione separata (quella dei più poveri), insieme ai contributi dei lavoratori dipendenti del settore privato (operai e impiegati), continuano a essere le casseforti dell’attuale sistema pensionistico, consentendo di coprire i buchi determinati dalle pensioni d’oro dei dirigenti d’azienda, e delle gestioni fallimentari degli agricoltori e dei commercianti, cronicamente in passivo. L’unificazione con l’INPDAP (pensioni dei pubblici dipendenti), poi, ha portato nelle casse del super-INPS un buco di oltre 11 miliardi di euro, a tutt’oggi il principale fattore di squilibrio e collasso dei conti previdenziali. E nulla ci è stato detto su come, nel corso del tempo, lo Stato abbia gestito il sistema pensionistico dei propri dipendenti, con partite di giro e «dilazioni» contributive di certo poco trasparenti.

Basta propaganda sulla pelle di chi è privo di tutele! Lavoratori autonomi e freelance a basso reddito, parasubordinati, precari, disoccupati reclamano risposte concrete che permettano oggi di sostenere il reddito – respingendo il ricatto del woorking poor – e domani di avere pensioni dignitose. Il sistema contributivo va corretto con interventi solidaristici, qualificati da una redistribuzione del peso contributivo, dall’accantonamento figurativo per tutti coloro che non sono in grado di versare contributi, affinché possa essere conseguita una pensione dignitosa anche dalle biografie lavorative più precarie e discontinue.

Questo il principale obiettivo, dal nostro punto di vista, dello Speakers’ Corner del 24 aprile. Insieme, va da sé, alla conquista di un welfare propriamente universale. E pretendiamo lo sblocco delle indennità per i “tirocini” di Garanzia giovani e della DIS-COLL per i parasubordinati, dispositivi di workfare indubbiamente, di cui non condividiamo e critichiamo l’impianto, ma le cui risorse debbono essere quanto prima erogate.

Per tutto questo, animando tra gli altri la “Coalizione 27 febbraio”, CLAP sarà sotto la Direzione generale dell’INPS il prossimo venerdì mattina, a partire dalle ore 9:30. Chiederemo con forza al presidente Boeri di essere ricevut* e ascoltat*, risposte di verità e soluzioni concrete per il cambiamento.

È ora di alzare la testa!

Un torto fatto a uno di noi è un torto fatto a tutti!