NELLE STORIE

21-29 maggio 1937, Etiopia: Massacro di Debrà Libanòs

Fra il 21 e il 29 maggio 1937 avvenne un’efferata strage di cristiani copti a Debrà Libanòs, Etiopia: almeno 400 fra preti e diaconi, più un migliaio di fedeli.

Non un cruento episodio della coeva guerra civile spagnola, ma una “gloriosa” rappresaglia italiana nella guerra di “civiltà” che gli italiani conducevano contro le “barbare” popolazioni etiopiche, per vendicare l’attentato a Graziani del precedente 19 febbraio.
Il Vicerè, “leone di Neghelli”, prima ancora massacratore dei libici di Cirenaica, più tardi fucilatore di partigiani, oggi onorato con uno squallido monumento ad Affile, ordinò al gen. Pietro Maletti di dare una lezione ai presunti mandanti – dopo che a caldo erano stati trucidati a casaccio dai 20.000 ai 30.000 civili etiopi.
Lo zelante ufficiale, alla testa dei suoi ascari, accerchiò la città monastica, stipò abate, monaci e novizi negli edifici religiosi che poi furono dati alle fiamme. Il resto, compresi i fedeli in pellegrinaggio, furono fucilati e gettati nel vicino fiume Abbay. Maletti fu promosso, decorato e lasciò la pelle, nel contrattacco inglese a Sidi Barrani nel 1940, durante la campagna libica, onorato con medaglia d’oro alla memoria.
Il degno figlio Gianadelio diresse da fellone i Servizi negli anni ‘60 e depistò Piazza Fontana. La civiltà occidentale non si smentisce, né in guerra né in pace. L’Italia repubblicana non si scusò mai né risarcì le vittime dell’eccidio, tanto meno perseguì i criminali, Graziani in testa.

A. Del Boca, La guerra di Abissinia 1935-1941, Feltrinelli, Roma 1965.

Ian Campbell, The Massacre of Debre Libanos, Ethiopia 1937: The Story of One of Fascism’s Most Shocking Atrocities, Addis Ababa University Press, Addis Abeba 2014, introduzione di A. Del Boca.