NELLE STORIE

17 luglio 1936: inizia la Guerra civile spagnola

Fra le ore 17 del 17 e il 18 luglio, le guarnigioni del Marocco e delle Canarie sono insorte e la sedizione si è rapidamente allargata alle roccaforti dei congiurati franchisti.

Nella due maggiori città di Spagna i generali, privi di un retroterra politico, si muovono con un certo ritardo. Domenica 19 insorge la caserma Montaña di Madrid, di cui prende il comando il generale Joaquín Fanjul e dove si rifugiano gli ufficiali delle altre caserme che non hanno aderito e volontari falangisti. Le truppe ribelli sono però assediate da una folla ostile di manifestanti, convocati della socialista Unión General de Trabajadores e dell’anarchica Confederación Nacional del Trabajo.

I promessi aiuti da parte del generale Mola non arrivano e, dopo una notte nervosa, le sparatorie riprendono all’alba del 20, quando nel frattempo il resto della città è passato sotto il controllo dei lealisti. Si fronteggiano 2.500 ribelli e 10.000 fra civili e soldati. Dopo alterne vicende, un gruppo di asaltos con due cannoni abbattono la porta principale e irrompono facendo strage. Più tardi si arrendono anche le altre caserme e Madrid diventa la roccaforte simbolo della Repubblica.

Sulle rovine del Cuartel de la Montaña c’è oggi un grande parco e un’iscrizione lo designò ambiguamente dopo la fine del franchismo come lugar de acontecimientos históricos. Ad accrescere l’estraniamento vi è stato trasferito il tempio nubiano di Debod, salvato dalle acque del lago Nasser dagli archeologi spagnoli.

Quella stessa domenica 19 il generale Manuel Goded, comandante della regione militare delle Baleari, sbarca con un idrovolante al porto di Barcellona e, malgrado la fredda accoglienza dei colleghi, prende il comando della città in nome della sollevazione nazionale. Si asserraglia all’Hotel Colón, un bell’edificio modernista che affaccia su piazza Catalunya e ben presto deve difendersi dall’assalto delle truppe e della polizia fedeli al governo autonomista di L. Companys e soprattutto delle milizie anarchiche subito costituitesi sotto la guida di F. Ascaso (che cadrà negli scontri) e di B. Durruti.

Nel giro di due giorni, a costo di gravi perdite, gli insorti-lealisti prendono il controllo dei focolai golpisti e Goded si arrende. Barcellona resterà una città ribelle fino alla tragedia del maggio 1937. Dopo la fine della guerra, i franchisti demolirono l’Hotel Colón, sostituendo l’imbarazzante simbolo con un’anonima banca.

Madrid e Barcellona sono tornate a essere città ribelli nel 2015, sottraendosi all’egemonia dei partiti post-franchisti e alla vulgata populista.

Nella foto di copertin di Juan Guzmán, Marina Ginesta e dietro il panorama di Barcellona dalla terrazza dell’Hotel Colón, 21 luglio 1936. Marina Ginesta, allora diciassettenne, è morta a Parigi nel 2014.